Maria Maddalena: il film

Ci avviciniamo alla Pasqua e quindi non poteva mancare il tradizionale film pasquale sulla Passione… si, oggi vi voglio parlare di “Maria Maddalena”. Che dire:”Ooooh finalmente un punto di vista diverso! Era ora!”. 
Sono corso al cinema a vedere questo nuovo film su una figura molto particolare della storia di Gesù Cristo: la Maddalena, l’unico apostolo donna (si dice apostola? boh). Ero davvero curioso, mi aspettavo qualcosa di profondamente alternativo essendo il Vangelo della Maddalena un testo apocrifo, anche nominato il Vangelo dell’Amore. Ma, ahimè, è stato abbastanza tradizionale…
Vangelo dell’amore, tutti sicuramente a pensare che si chiami così perché era una prostituta convertita e che quindi tale testo sia una sorta di kamasutra o tantra atto ad avvicinare al divino attraverso al sesso, ma non è così… mi spiace deludervi: la Maddalena non era una prostituta, questa idea nasce da una serie di incomprensioni e forse di idee maschiliste che non potevano concepire l’idea di una donna quale primo apostolo del Cristo. Nel film viene data un’immagine, direi, “rivoluzionaria” di questa donna: una donna spirituale e indipendente che non accetta l’idea di un matrimonio combinato, una donna che preferisce stare sola piuttosto che essere “venduta” a un uomo che non ama. Una donna che per questo motivo viene considerata indemoniata, malata, posseduta, indegna. Una donna che voleva semplicemente essere se stessa e essere libera. Inconcepibile a quei tempi (e non solo), ma una bellissima immagine. Solo l’incontro con Gesù le permette di liberarsi e percorrere il proprio destino. E’ molto interessante un altro aspetto a questo proposito: dal film si capisce che gli apostoli devono compiere un sacrificio (più o meno pesante) per seguire il cammino, ovvero lasciarsi dietro di sé tutto, averi, affetti, un po’ come il superare gli attaccamenti proclamato dal Buddha. 
Un’altro aspetto interessante è il fatto che la Maddalena è l’unica a comprendere realmente gli insegnamenti di Gesù. Potremmo dire che sia normale e abbastanza scontato essendo una donna, visto che la chiave degli insegnamenti è l’amore… ma non è solo questo. In realtà questo aspetto messo in evidenza nel film è una descrizione molto fedele di ciò che avviene quotidianamente (e direi da sempre) in chi si avvicina alla spiritualità e agli insegnamenti esoterici. L’ho visto anche io coi miei occhi, è molto difficile comprendere un insegnamento su qualcosa (un regno) che non è di questo mondo, che non è possibile vedere e sperimentare. Siamo fatti di carne e viviamo in un mondo materiale, dal quale non riusciamo ad esimerci, per cui pensiamo che si tratti di qualcosa di fisico, concreto, che arriverà… ma non è così. I mondi sottili esistono già, coesistono e certamente interagiscono anche con questo piano dell’esistenza, ma non lo sostituiranno mai. Allo stesso tempo gli insegnamenti vengono recepiti da menti più o meno brillanti, ma comunque filtrate da una personalità che trasforma il messaggio in base alle sue possibilità di comprensione, travisando, spesso, quanto ci viene insegnato. Dicevo, ho visto molte volte persone convinte di sapere tutto, di aver capito tutto, ma in realtà non aver capito un c… aver frainteso, essersi fatti un’idea errata esattamente come gli apostoli (uomini) che pensavano Gesù parlasse di una rivolta popolare da combattere con la spada per ristabilire un regno. Come ho già detto in un altro articolo, si ha l’idea che colui che segue una via iniziatica, il famoso “guerriero di luce” debba usare una spada di luce (come quella di star wars) per evolversi, per raggiungere il regno di Dio. In realtà non è così, il sacrificio, la disciplina, la fatica tipica di un guerriero vanno applicate non alla guerra, ma alla accoglienza, all’accettazione. Ed è vero, purtroppo, che solo uno su 12 (ma a questo punto erano 13?) o uno su un mille (come diceva G. Morandi) ce la fa, ovvero comprende realmente il messaggio e il percorso da compiere. 
Infine c’è un ultimo messaggio del film che mi ha fatto riflettere in qualità di guaritore e che voglio condividere con voi. Vi dicevo il Vangelo dell’Amore… la Maddalena sicuramente amava. Amava sì Gesù, forse in maniera carnale, forse solo in maniera spirituale (nel film ovviamente viene visto in maniera spirituale, pensare che Gesù potesse trombare è ancora troppo avanti e blasfemo, ma non ci interessa), ma amava anche le persone! No, ribadisco, non nel senso di prostituta, ma come amore vero, con empatia, come capacità di accogliere l’altro. Il film inizia con un’immagine in cui la Maddalena aiuta una ragazza a partorire: le sta vicino mentre la levatrice fa ciò che deve essere fatto per far nascere il bambino, lei semplicemente è li, la abbraccia, la accarezza e la fissa negli occhi. Quegli occhi erano ipnotici! Si capisce che dovesse essere una guaritrice, in quanto viene affermato che lei avesse un dono. Cosa stava facendo? Semplicemente amava. Mi ha colpito molto questa cosa, che poi viene ribadita anche più avanti nel film, dalle stesse parole del Cristo. Mi ha fatto riflettere perché mi sono chiesto quante volte, noi terapeuti, guaritori, amiamo i nostri pazienti/ clienti. Mi sono chiesto quanto tengo in conto questo amore quando lavoro su una persona? Non è facile, avviene molto di rado direi… spesso siamo proiettati sulla tecnica, sul metodo e affidiamo tutta la “responsabilità” della cura a quello, ma non è così. La cura, prendersi cura, significa relazione, significa amare l’altro prima di tutto, così com’è… senza giudizio. Quante volte basta trovare una persona che ci ascolti, che sia presente e ci dedichi un po’ del suo tempo per sentirci meglio… e cosa ha fatto? Niente di particolare: presenza, ci ha guardato negli occhi, magari ci ha abbracciato. Questa cosa mi ha emozionato, mi ha illuminato, perchè ho capito che per quanto conosca delle bellissime tecniche di guarigione, non sono nulla se non mi apro all’altro, se non lo accolgo nella mia aura, se semplicemente non lo amo. Per anni mi sono chiesto cosa potesse fare la differenza, beh credo di averlo capito. E’ qualcosa di difficile, ma deve essere sperimentato, allenato, sviluppato… la forza di aprirsi senza paura, trovando il giusto equilibrio per mantenere un rapporto che sia professionale, non troppo confidenziale, capace di non farsi schiacciare dall’altro, ma imparando ad amarlo per quel momento in cui è con te.

Che dire, vi consiglio di vederlo, anche se è un po’ pesante (d’altronde è pur sempre la passione eh!) e poi mi piacerebbe sapere le vostre impressioni e riflessioni, magari voi avete colto anche altri aspetti, diversi… 

Buona Pasqua!

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